Scheda storica
La storia di Dalmine, città posta nella pianura a sud di Bergamo, sulla sponda sinistra del fiume Brembo, affonda le proprie radici in quella dei suoi quartieri.
Testimonianza delle origini romane è

data dal ritrovamento in Sforzatica di reperti (in particolare l’esistenza di una costruzione sacra a Oleno, un’ara sepolcrale, epigrafi) i quali inducono ad ipotizzare in questi luoghi l’esistenza di un “vicus romanus” di una certa importanza. Nel podere Cimaripa del quartiere Mariano venne rinvenuto un corredo tombale tardo-gallico, che faceva parte di un complesso più numeroso, distrutto durante lavori agricoli alla fine dell’800, reperti databili alla prima metà del I sec. a.C.
In epoca medioevale troviamo memoria di queste terre in numerosi documenti. I due villaggi di Sforzatica e di Oleno sono menzionati in documenti dell’879 (vicus Sportiadica) e del 909 (Aulene). Allo stesso anno risale la prima citazione di Mariano (Marelianus) che insieme a Guzzanica (970, Jusianica) era una delle 15 terre bergamasche fortificate con un “castello” prima dell’anno Mille. Di Sabbio (Sabie) si parla per la prima volta nel 954. Dalmine (Almene) invece appare in documenti del 975. Negli Statuti di Bergamo del 1263 i cinque abitati di Dalmine, Guzzanica, Mariano, Sabbio e Sforzatica sono nominati come comuni a sé stanti e ognuno era dotato di un suo sistema difensivo. La popolazione di Oleno, al tempo del secondo incastellamento, abbandonò il villaggio per rifugiarsi nella vicina e più protetta Sforzatica.
Nella descrizione dei confini comunali del 1392, il territorio di Dalmine, corrispondente all’attuale centro abitato e al suolo occupato dall’azienda, appariva come una grande proprietà di Giovanni di Baldino Suardi, il più importante dei capi della fazione ghibellina di Bergamo. Queste proprietà nel 1440 furono tolte ai Suardi in quanto nemici di Venezia. I Canonici Lateranensi di S. Spirito il 19 ottobre 1498 acquistarono questi possedimenti dalla famiglia vicentina da Thiene. Tra il XIII e XV secolo la famiglia Brembati, guelfa, aveva provveduto ad acquisire numerosi terreni in Mariano. Tra la fine del 1200 e l’inizio del 1400 gli scontri per il dominio della città di Bergamo tra le fazioni ghibellina e guelfa si trasferirono nel contado, interessando più volte Sforzatica, Dalmine e Mariano.

S. Maria d’Oleno dipendeva da Bergamo (pieve di Lallio). Le tre chiese di S. Andrea, S. Lorenzo e S. Michele dal sec. XII appartenevano alla pieve di Pontirolo vecchio (poi Canonica d’Adda) e facevano parte della diocesi di Milano. Nel 1567 San Carlo Borromeo, per affermare la sua autorità in questa parte della diocesi, istituì la vicaria di Sforzatica, a cui furono assoggettate le 17 parrocchie bergamasche dipendenti da Milano. Nel 1599 furono riunite sotto la nuova pieve di Verdello. Dal 1787 le parrocchie milanesi passarono tutte alla diocesi di Bergamo. Nel corso del 1700 vennero costruite tre nuove chiese (S. Andrea e S. Michele, consacrate nel 1754, e S. Lorenzo, nel 1832), mentre quella di S. Maria d’Oleno venne ampliata e decorata. L’abbellimento di queste chiese vide la presenza in loco di importanti artisti come il Quaglio della Val d’Intelvi, i Camuzio da Lugano, i fratelli Galliari da Biella. In questo secolo furono attivi due importanti scultori: Pietro Paolo Pirovano (1665-1738), originario di Viganò Brianza, ma residente a Sforzatica dalla fine del 1600, e il figlio Antonio Maria Pirovano (1704-1770), che fu considerato insieme a Giovanni Sanz uno dei più importanti scultori bergamaschi dell’epoca.
Alla fine del ‘700 subentrarono nuovi proprietari terrieri. Le terre di Dalmine furono sequestrate ai Canonici Lateranensi dalla Repubblica veneta, che le vendette all’asta ai Conti Camozzi. Illustre fu Gabriele, grande patriota del Risorgimento italiano. Nelle proprietà dei Cassotti subentrarono i Dall’Ovo. Nella loro Villa si segnala la sala dove è affrescata l’epopea dei “Garibaldini”. Qui 200 camicie rosse giurarono fedeltà a Garibaldi. A Brembo nel 1840 i Pesenti comprarono e realizzarono una loro villa.
Il Conte On.le Danieli, esperto in diritto commerciale internazionale e deputato al Regio Parlamento, sposato con la figlia di Gabriele Camozzi, nel 1907 convinse la tedesca Mannesman ad insediarsi a Dalmine, vendendo loro i terreni, aiutandoli nel realizzare le infrastrutture necessarie (ferrovia di collegamento, albergo, …).
Nella storia del movimento sindacale italiano Dalmine viene ricordata anche per la battaglia per ottenere la giornata lavorativa di otto ore. E proprio a Dalmine, il 15 marzo 1919, ci fu la prima e singolare occupazione della fabbrica, perchè la produzione continuò con l’autogestione da parte dei lavoratori. Per sottolineare l’importanza storica del fatto, il 20 marzo 1919 venne per la prima volta a Dalmine Benito Mussolini ed una seconda volta nel 1924, quando era già capo del governo. L’episodio venne esaltato per rimarcarne le fondamenta della politica sociale del fascismo, basata sull’alleanza tra capitale e lavoro, tra impresa e lavoratori.
Il 3 marzo 1920 l’azienda, diventata italiana durante la prima guerra mondiale, cambiò la sua denominazione in “Dalmine S. A.”, prendendo il nome dal territorio in cui era collocata. Un dirigente aziendale, Ciro Prearo, nella primavera 1926 fu nominato podestà dei tre comuni di Sabbio Bergamasco, Sforzatica e Mariano al Brembo. Nel gennaio del ‘27 deliberò la soppressione di quegli antichi enti e l’istituzione del nuovo e unico comune di Dalmine (Regio Decreto 7 luglio 1927). Il villaggio di Dalmine, fatto di una torre e di poche case coloniche, cominciò a cambiare volto. Negli anni ’20 e ’30 l’azienda diede al centro di Dalmine un’articolazione di tipo cittadino (viali, scuole, monumenti, quartieri, velodromo e piscina,..). Il 19 marzo 1931 venne inaugurata la nuova chiesa, anch’essa opera dell’azienda, e prese avvio la Parrocchia di S. Giuseppe.
Con la crisi economica degli anni ’30 la proprietà della “Dalmine” diventò pubblica, con il passaggio del pacchetto azionario della società alla Finsider (Finanziaria siderurgica dell’IRI).
La guerra segnò profondamente la storia di questa terra, con un bombardamento che il 6 luglio 1944 portò la morte a 274 persone e notevoli danni all’impianto siderurgico. Lo stabilimento divenne un centro sempre più attivo di organizzazione della lotta partigiana in tutta la zona circostante fino ai confini di Milano.
Negli anni ’50, con la ripresa produttiva, Dalmine diventò un polo di attrazione non solo per l’occupazione, ma anche per nuovi insediamenti. Il Vescovo di Bergamo Mons. Bernareggi nel ’49 volle creare nella zona verso il fiume, conosciuta come “campagna di Sforzatica”, una nuova parrocchia. Nel 1957 il parroco vi fondò il quartiere Brembo e nel 1974 realizzò il Museo del Presepio. Su richiesta della popolazione, Guzzanica si staccò da Stezzano e il DPR del 23 gennaio 1963 sancì l’annessione al comune di Dalmine.
Tra la fine degli anni ’60 e la metà dei ’70 ci furono lotte sindacali non solo per i contratti, ma anche per la difesa della salute. Il consiglio comunale più volte si pronunciò in merito alle vertenze in corso. Nella seconda metà degli anni ’70, anche a Dalmine ci furono alcune manifestazioni di terrorismo. La crisi della siderurgia mondiale degli anni ’80 ebbe forti conseguenze sul piano occupazionale, con una diminuzione valutabile in migliaia di posti. Nuove aziende e lo sviluppo del terziario hanno creato nuovi posti di lavoro. Nel 1991 si è insediata in Dalmine la facoltà di ingegneria dell’Università di Bergamo. Nel 1999 sono stati avviati i lavori per l’insediamento del Polo Tecnologico. Con il Decreto del Presidente della Repubblica del 24 marzo 1994 è stato attribuito a Dalmine il titolo di città.
Nel 1996, in seguito alla privatizzazione di molte aziende pubbliche, anche la “Dalmine SpA è tornata ai privati, entrando a far parte della Techint della famiglia italo – argentina Rocca. Nel 2002 l’azienda ha cambiato denominazione in “Tenaris”, mentre il titolo della “Dalmine” è uscito di scena dalla Borsa di Milano il 16 luglio 2003, dove era entrato nel 1924.
Oggi Dalmine è il quarto comune della provincia per numero di abitanti, dopo Bergamo città. Treviglio e Seriate.
Testo tratto da:
Pesenti Claudio, Cortese Valerio, Suardi Enzo, Le campane e la sirena. Le comunità parrocchiali di Dalmine nelle trasformazioni del lavoro e del territorio: 1909-2009, Edizioni Kolbe, 2010