Appunti dall’intervista al prof. A. Barbero – ANPI Dalmine (2 febbraio ’21)
Analogie – (7:10) Sono cose completamente diverse, anche se con qualche aspetto comune. Tutti e tre, comunismo (Russia, 1917-1991), fascismo (Italia, 1922-1943) e nazismo (Germania, 1933-1945), dove sono andati al potere (rivoluzione, colpo di stato, elezioni), si sono affermati come partito unico, hanno esercitato il potere in modo autoritario e dittatoriale, hanno commesso atrocità e massacri in nome della loro ideologia. Da questo punto di vista dei paralleli sono innegabili, si tratta di fenomeni politici dell’800/’900 con caratteristiche estreme, ma non è la stessa cosa. Massacri e atrocità sono state commesse anche dai paesi democratici, ma non per questo viene equiparata la democrazia al fascismo (8:49).
La differenza a livello di ideologia fra l’una e l’altra è evidente. Nazifascismo e comunismo sono movimenti che rispetto alla società ottocentesca proponevano un modo drasticamente diverso di fare politica e di organizzare la vita politica. In questo senso si può capire che in mezzo ci fosse un mondo moderato che li vedeva con orrore, sia gli uni che gli altri (30:06). (16:10) Ma qui non si discute se teoricamente il comunismo fosse giusto o sbagliato. I comunisti sono stati parte integrante della democrazia italiana. La differenza a livello di principi è ben visibile. Oggi proporre un’equiparazione è solo strumentale ed è uno stravolgimento della verità storica.
Comunismo – (31:10) Il comunismo è innanzitutto un modello di società che si vuole costruire, globale, che prevede di rinunciare al capitalismo, di rinunciare alla proprietà privata dei mezzi di produzione. Il comunismo non è semplicemente la voglia di riscatto dei poveri, degli oppressi, non è semplicemente la difesa dei lavoratori da chi li sfrutta. È stato tutte queste cose idealmente, ma è stato anche il tentativo di costruire una realtà diversa (32:50). La sua esperienza alla fine si è rivelata fallimentare (12:01) perché nei paesi dove i comunisti sono andati al potere, in generale, non hanno governato bene, hanno spesso creato governi dittatoriali e inefficienti e in qualche caso spaventosi nel caso del periodo staliniano in URSS. Ma non si può identificare il comunismo solo con lo stalinismo o con i massacri di Mao. I comunisti ci sono stati in tutto i paesi del mondo ed erano quelli che si battevano per cambiare la società ed erano messi in galera e sterminati, fucilati (12:40). Questa è già una differenza evidente rispetto al nazifascismo.
Differenze – (11:40) Il comunismo è un’esperienza che è durata 150 anni, è una forza che è stata presente in tutto il mondo e ha fatto cose molto diverse nei vari paesi. (9:10) Fascismo e nazismo non sono la stessa cosa, ma si assomigliano e hanno una base ideologica comune. Il fascismo è durato 20 anni e si identifica con il periodo storico, con la dittatura e il regime che ha imposto, con Mussolini. È un fenomeno principalmente italiano che poi è stato spazzato via dalla storia. Il nazismo dura ancora meno e muore con Hitler.
Italia – (14:15) A maggior ragione quelli che in Italia si sono dichiarati comunisti dal 1921 al 1990 hanno avuto sempre un ruolo attivo e democratico nella vita italiana. Nessuna dittatura, nessun regime hanno instaurato in Italia. Sono stati una forza di opposizione clandestina al fascismo. Dal ’44 in poi, dal ritorno di Togliatti in Italia, i comunisti sono stati una forza che ha partecipato in pieno alla vita democratica; che insieme agli altri partiti hanno diretto la Resistenza; poi hanno voluto la Repubblica; hanno fatto l’assemblea costituente; hanno contribuito alla scrittura della Costituzione che regge la nostra Repubblica; hanno avuto persone nelle cariche dello stato, presidenti di regione, sindaci di grandi città; sono stati parte integrante della vita pubblica democratica italiana, anche se all’opposizione rispetto al governo.
La stessa cosa non si può dire dei fascisti, che non sono stati parte integrante e attiva di una libera vita democratica del nostro paese dal 1922 al 1945.
Identità comunista – L’ideale comunista è stato un bell’ideale. È stato un grande momento storico in cui in seno alla civiltà occidentale e poi in tutto il mondo è nato questo sogno di ribaltare le ingiustizie e cambiare il mondo. Poi però quel sogno è fallito, ha provocato disastri, orrori in certi casi e oggi nessuno persegue più quel sogno. E quindi come puoi dirti comunista? Non ci può essere un’identità comunista in questo senso nell’Italia e nel mondo di oggi. Ma questo non vuol dire prendere le distanze dai politici comunisti italiani del passato come fossero criminali. Questa è un’operazione che grida vendetta.
Futuro – Il comunismo prima di arrivare al potere (tra l’altro nel paese sbagliato, la Russia arretrata) ha impiegato settant’anni di elaborazione teorica (1848-1917), di congressi, trattati, scissioni. Oggi non c’è niente del genere all’orizzonte. (48:57) Essere comunista non è soltanto volere l’uguaglianza, più diritti,… Il comunismo pensa che il capitalismo, che è un sistema unico ovunque, compresa la Cina cosiddetta comunista, pensa che il capitalismo debba essere superato e che sia possibile costruire una società con delle regole diverse. Ora questo progetto non c’è da nessuna parte. Nessuno pensa che si possa andare al potere e confiscare le fabbriche ai proprietari e cambiare radicalmente i rapporti economici. Nessuno lo pensa e allora diventa difficile dichiararsi comunista. (33:50) Il fascismo è una cosa un po’ più semplice. Non è nato dopo anni di elaborazione filosofica, lotte sindacali, congressi in cui si discuteva di cosa doveva essere il fascismo. È un’invenzione di Mussolini con altri 4 gatti. Tanto è vero che all’inizio a qualcuno facevano credere che era una forza di sinistra, a qualcun altro che era di destra, che era la rivoluzione, … Aveva alcune idee chiare: la forza, il nazionalismo, la razza, l’ imperialismo, il fermare i rossi. Il fascismo è nato in un momento in cui c’era una gran voglia di una cosa del genere. Potrebbe nascere di nuovo? In questo senso sì, e non a caso noi oggi mappiamo con preoccupazione movimenti che vengono definiti fascisti che compaiono in Germania, in Europa Orientale,… Bisogna però intendersi perché il fascismo storico ha avuto una concezione totalitaria della società: tutti devono partecipare, mettersi in camicia nera, tutti devono marciare, la gerarchia, il sabato fascista. Questo tipo di militarizzazione delle masse era di grande attualità negli anni Venti/Trenta del Novecento quando per la prima volta si faceva i conti con la società di massa. Oggi non vedo questo. A me sembra che anche i movimenti di quelli che marciano con le teste rasate non abbiano in mente una società militarizzata. A me sembra che esprimano pulsioni paragonabili a quelle fasciste per l’idea di risolvere i problemi con la violenza, per l’idea razziale, per la supremazia bianca… Ma per altri versi non è fascismo, a meno che diamo una definizione molto generale (come si è sempre fatto, però non è tanto da storici). A meno che definiamo fascismo, in senso ampio e vago, ogni movimento politico violento, pronto a sprangare gli avversari, che esalta valori come la patria, la nazione, la fedeltà, i capi, la gerarchia.