Tomaso Ghisetti, nel testo “Alla ricerca delle radici di Dalmine” (volume secondo, pagina 130) scrive che il cimitero nella località di Sforzatica fu costruito già nella seconda metà del XVIII secolo: “nel 1769 si costruisce il cimitero ad agros e si abbandona la consuetudine di seppellire in Chiesa”.»

Ghisetti fa risalire la realizzazione a una decisione dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, che però non governava su Bergamo (nel milanese fu dal 1782). Fino alla fine del ‘700 Dalmine era sottoposta al governo della Repubblica veneta e i luoghi di sepoltura erano di competenza delle chiese parrocchiali.
L’8 aprile 1810 il Cimitero comunale di Sforzatica ospitava, secondo la memoria scritta del parroco, la prima sepoltura: “Il bambino Francesco Rovaris di qualche giorno è morto in casa e il suo corpo dopo le esequie religiose è stato sepolto nel nuovo cimitero inaugurato oggi solennemente”.
Quasi sempre la forma prescelta dei cimiteri era quella quadrata, con muri di recinzione la cui altezza variava da un minimo di due fino ai tre metri. Lo spazio destinato alle sepolture era simmetricamente diviso da un viale principale e da vialetti secondari, tra cui venivano poste le tombe scavate nella terra. L’ingresso al cimitero di Sforzatica era protetto da un cancello in legno di larice dell’altezza di 3 m, con 2 ante per un’apertura di 2 metri. Per distinguere i cimiteri, dentro o presso le chiese, il luogo di sepoltura in aperta campagna fu chiamato camposanto o, in modo un po’ dispregiativo, Caemeterium ad agros (cimitero nei campi).
Nell’archivio comunale esiste la documentazione di realizzazione solo per questo cimitero (segnalazione fattami da Edy Spreafico). Per quelli di Mariano e Sabbio, la documentazione è successiva, ma risalgono allo stesso periodo come realizzazione. Ne avevamo parlato anche nel libro “Dalmine: dal leone al camoscio. Storia di cinque comuni e uno stemma“, pag. 52, 2012.